Siamo stati dimenticati?
Perché si fotografa? Per archiviare un ricordo, per rivivere momenti, per immortalare attimi, per condividere e comunicare emozioni.
In queste fotografie tracciamo il filo del tempo all’interno del luogo abbandonato e lo seguiamo fino ai giorni nostri. Il fotografo crea uno squarcio nel tempo, e le fotografie sono come la toppa da cucire sopra.
Un inno alla morte
In queste foto è enfatizzata la solitudine, la paura e la morte. Una morte che ricorre, che fa ritorno nel presente e cammina in silenzio. Ci passa accanto ogni giorno, ma noi la evitiamo, ne abbiamo paura, la ignoriamo. Altre volte arriviamo a porre in questione la sua esistenza, ci domandiamo che cosa ci aspetta dopo che lasciamo il nostro corpo fisico. Per conoscerla meglio arriviamo al punto di darle un nome, la personifichiamo: nella mitologia buddista e indù troviamo Yama, in quella greca e romana è Tanato, in quella giapponese Enma. Siamo curiosi di sapere di che materia è fatta, la sua forma, qual è il suo odore, il suo sapore. E la fotografia è quasi una forma di vittoria sulla morte, sulla scomparsa del corpo fisico per renderlo immortale.
Gli abitanti dei luoghi abbandonati
Queste fotografie sono state ritrovate all’interno di luoghi abbandonati, e rappresentano ciò che in parte è la storia del luogo stesso. Sono foto che possono incuriosire, alcune creare turbamento e altre ancora scuotere gli animi. In questa pagina ve ne mostreremo alcune.