Quasi ci fosse appena stato un esodo di massa dei detenuti, vengo all’improvviso catapultato e scaraventato dietro le sbarre, sempre più in fondo nei meandri della prigione.
Sospiri e bisbigli sfiorano le nostre orecchie. Venti fievoli e gelidi si appoggiano dolcemente e allo stesso tempo con vigore sul collo, quasi fossero un coltello che affonda nel burro.
Un foresta sacra avvolta nel mistero e nelle leggende della popolazione Khasi. Un foresta magica che avvolge, inghiottisce e si nasconde agli occhi dei normali turisti.
Girovagando per Guwahati, e percorrendo la riva di uno dei più grandi fiumi dell’Asia, con mia sorpresa capito vicino a un tempio che a prima vista sembra molto particolare e del tutto non turistico.
Dopo essere stato assalito da un grande disagio dovuto al mio primo contatto con l’India, decido di fermarmi in un OYO hotel nella capitale dello Chhasttisgarh.
Giunto il buio sulla capitale del Nepal, Kathmandu, mi avvio all’esplorazione di quest’ultima attraverso vicoli e stradine per poi capitare nell’epicentro di dove anni or sono si scatenò il terremoto.
Un altro giorno in Nepal ci porta nella collina Swayambu, dalla quale avrò la possibilità di godere di una buona panoramica di Kathmandu.
Vagabondando nella parte meno turistica del sito religioso di Lumbini mi ritrovo davanti a un pilastro addentato e agguantato dell’erba.
Ecco per voi una serie di scatti che sono riuscito a catturare durante il mio breve soggiorno nella bellissima terra dell’Abcasia.
Ecco a voi una carrellata di diverse, ma non meno importanti, stazioni dei treni abbandonate sparse un po’ ovunque per l’Abcasia.