Testimonianza di epoche passate e di mutevoli vicissitudini, il castello di Vecgulbene, eretto nel 1840 durante il possesso di Rudolf Gottlieb Magnus von Wolff, incarna un ricco patrimonio storico e architettonico, con i suoi due maestosi manieri, il Palazzo Bianco e il Palazzo Rosso.
Dove si trova?
Il Palazzo Bianco di Gulbene è un palazzo neorinascimentale del maniero di Vecgulbene, situato in via Brīvības 14 a Gulbene. È un monumento architettonico di importanza nazionale.
Storia
It is believed that the castle dates back to 1840 when it was owned by Rudolf Gottlieb Magnus von Wolff. The complex consists of two manors: the White Palace, in the style of a Roman villa, and the Red Palace.
During the Revolution of 1905, a fire ravaged the palace, destroying the ‘big tower’ and damaging part of the interior. Although later restored, the castle never fully regained its original appearance. In 1920, after the land reform, the building was confiscated from its owner and assigned to the headquarters of the 7th Infantry Regiment in Sigulda. In August 1944, during the Red Army offensive in World War II, the castle suffered further damage. During the Latvian SSR period, the Soviet Army administered the property, using it as a residence. In the late 1970s, when the manor was already in ruins, it received recognition as an architectural monument of republican importance.
Si ritiene che il castello possa risalire al 1840, quando era di proprietà di Rudolf Gottlieb Magnus von Wolff. Il complesso è composto da due manieri: il Palazzo Bianco, nello stile della villa romana, e il Palazzo Rosso.
Durante la Rivoluzione del 1905, un incendio devasta il palazzo, distruggendo la “grande torre” e danneggiando parte degli interni. Sebbene restaurato successivamente, il castello non riprende mai completamente il suo aspetto originale. Nel 1920, dopo la riforma agraria, l’edificio viene confiscato al proprietario e assegnato al quartier generale del 7° reggimento di fanteria di Sigulda. Nell’agosto del 1944, durante l’offensiva dell’Armata Rossa nella Seconda Guerra Mondiale, il castello subisce ulteriori danni. Durante il periodo della SSR lettone, l’esercito sovietico amministra la proprietà utilizzandola come residenza. Verso la fine degli anni Settanta, quando il maniero è già in rovina, riceve il riconoscimento come monumento architettonico di importanza repubblicana.
Nel 1988, durante il movimento del Risveglio, il comune di Gulbene decide di sfrattare gli abitanti dal castello e di istituire il Museo di Storia e Arte di Gulbene. Dopo il ripristino dell’indipendenza della Lettonia, le finestre del maniero vengono murate sotto la cura dell’Ispettorato statale per la protezione dei monumenti culturali.
Oggi
Nel 2005 il Comune di Gulbene vende il castello per 45 000 lats a Elmaras Pitura. Dopo aver montato un nuovo tetto la società di Elmaras,la Gulbene White Castle Ltd., fallisce e nel 2017 il Castello Bianco e gli edifici ristrutturati del maniero e del caseificio (hotel e ristorante) vengono messi nuovamente all’asta. Il Comune di Gulbene acquista le aree pavimentate davanti all’aranciera (museo), il Rudolf Park, il laboratorio di ceramica e le fondamenta dell’ex casa del giardiniere per 52.900 euro. A.S.I.M. Ltd. compra due serie di proprietà immobiliari, tra cui il Castello Bianco e il Parco del Castello, per 348.000 euro. Il 20 aprile 2018, A.S.I.M. Ltd. acquista il Castello Bianco. Il 20 aprile 2018, le rovine non assicurate del Castello Bianco, di proprietà di “S.A.I.S.”, vanno nuovamente a fuoco.
Architettura
Come appariva il castello più di cento anni fa, quando nell’autunno del 1845 è stato consacrato dal pastore Schilling della parrocchia di Gulbene?
Lo storico dell’arte Dainis Bruģis, nel suo libro “Historicism Castles in Latvia”, descrive l’edificio bianco come uno dei “più bei castelli in stile villa italiana non solo della Lettonia, ma anche dei Baltici”.
L’edificio adornava il punto più alto del maniero di Vecgulbene, la Collina Lunga. La parte centrale del castello era costruita a cubo regolare a due piani, con blocchi laterali a un piano disposti simmetricamente e il lato di parata ornato con delle semicolonne decorative (borghesi), mentre le finestre in file simmetriche erano decorate con dei “sandriks”. Per forma, decorazione e dettagli ornamentali il castello assomigliava alle ville romaniche del Rinascimento. L’architetto Jānis Zilgalvis vede una stretta somiglianza del Palazzo Bianco con l’Orangerie Sanssouci di Potsdam e il Palazzo Lindstätt in Germania.
L’edificio, costruito con un materiale ma decorato con un altro, si integra armoniosamente con il paesaggio circostante, mentre il parco era collegato al palazzo da un’ampia terrazza con scale simmetriche su entrambi i lati.
Nel 1859 il castello passa di mano a Johann Gottlieb Heinrich von Wolff, figlio di Rudolf Gottlieb Magnus. Heinrich ristruttura e amplia il palazzo con due torri asimmetriche, una di quattro piani sul retro del palazzo e una di due piani nel cortile d’onore, vicina all’ingresso. Entrambe le torri erano ornate con dettagli architettonici simili a quelli della facciata, sandriks, bastioni (sporgenze decorative nel muro a forma di semicolonna) e gruppi scultorei. Gli spioventi del tetto della torre erano adornati con acroteri. Al di sopra del viale d’ingresso principale Heinrich fece erigere un’altra torre, anch’essa riccamente decorata con dettagli scultorei e cartigli. All’ingresso, i lupi, sotto forma di bestie reali e allegoriche, accoglievano gli ospiti su dei piedistalli. Gli archi del porticato erano sostenuti da erme e il soffitto era ricoperto con dipinti rinascimentali.
Ai lati della porta d’ingresso si trovavano figure di Lanzichenecchi che brandivano mazze. Sopra la porta d’ingresso principale, su un cartiglio ornato, si trova l’iscrizione latina “Salve” con a fianco un’aquila prussiana con lo stemma della famiglia von Wolff.
Gli interni del palazzo
Poco si sa dell’aspetto degli interni del palazzo. Il pavimento dell’atrio era rivestito di piastrelle rosso carminio con un ornamento giallo che rappresentava il motivo del giglio reale. Anche le piastrelle recavano il saluto latino “Salve”. La parola latina “Vale”, “Ave”, era riportata sopra le porte, insieme a tre angeli e due uccelli.
La scultura di Otto von Bismarck
Davanti al Palazzo Bianco si trova una scultura con un’iscrizione dedicatoria a Otto von Bismarck, il “Cancelliere di ferro” che unì la Germania. Il monumento venne eretto intorno al 1895.
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