Villa della nobildonna assassina

Sospiri e bisbigli sfiorano le nostre orecchie. Venti fievoli e gelidi si appoggiano dolcemente e allo stesso tempo con vigore sul collo, quasi fossero un coltello che affonda nel burro.

Posizione

La villa abbandonata si trova nel Polesine.

Storia

Una delle ville rinascimentali ereditate dalla famiglia veneziana dei Nani sorge anche nel Polesine.

La villa fu costruita nel 1580 probabilmente da un allievo del Palladio, lo Scamozzi. Altre voci invece attribuiscono la sua costruzione all’architetto Baldassare Longhena. La famiglia veneziana decise di far ergere la villa in modo che guardasse il canale adiacente, ma al giorno d’oggi il collegamento con l’acqua non esiste più in quanto gli argini sono stati innalzati (a quei tempi molti terreni erano ancora da bonificare).

L’edificio centrale fu edificato in due epoche diverse e da diversi architetti. Il corpo più antico è quello che si trova a nord (1580-84) costruito in stile Palladiano. A venire dopo alcuni decenni quello sud che affaccia il canale, progettato al fine di porre rimedio all’innalzamento degli argini e collegare l’entrata al piano nobile. A quest’ultimo sono state aggiunte cornici e modanature al fine di unire e rendere omogenei i due corpi, nonostante sia chiaramente visibile lo stile architettonico di due epoche diverse.
Gli esterni della villa sono ancora in buone condizioni, ma purtroppo gli interni vennero distrutti da un incendio nel 46, cancellando la maggiore parte dei fastosi muri ricoperti di affreschi.

Leggenda

Attorno a questa villa gira una leggenda che narra di una giovane contessa, la quale, dopo avere subito una delusione amorosa e con la speranza di dimenticare il lutto, decide di passare il resto della sua vita nella villa. Siamo nel 1600.
La nobildonna ovunque andasse era sempre affiancata dalla sua accompagnatrice spagnola.
Arrivata alla villa la contessa trovò molta solitudine e depressione tanto da passare le giornate chiusa nella sua stanza assediata e tormentata dalla propria malinconia.


D’improvviso e con grande sorpresa della servitù si risvegliò da quel torpore e uscì dalla stanza sorridendo. Da quel momento incominciò a organizzare banchetti e feste nei saloni, con la speranza della famiglia che potesse trovare un nuovo amore.
La contessa, bella com’era non aveva problemi a trovarsi degli amanti. La leggenda vuole che gli innamorati non facessero più ritorno a casa dopo una notte passata assieme.


Si dice che gli amanti venissero tagliati a pezzettini con dei rasoi e poi gettati nel canale. Un’altra versione della storia parla di un pozzo profondo nei sotterranei della villa dove i malcapitati venivano gettati dentro, e trovassero una morte dolorosa su alcune lame posizionate appositamente sul fondo di esso.
Alle due versioni corrispondono altrettante due “fine dei giochi”. Si crede che tra una chiacchera e l’altra la contessa e l’accompagnatrice furono scoperte quando al fabbro del paese chiesero di fabbricare decine di lame di rasoi. L’altra storia racconta di un amante riuscito a reagire all’attacco della contessa e così facendo la gettò nel pozzo.

Descrizione

La villa si trova all’interno di un parco enorme risalente al 1775, con un’impostazione all’inglese. Appoggiando le nostre schiene tra un albero secolare e l’altro, facendoci da scudo attraverso le varie statue a soggetto mitologico, ci avviamo verso gli interni della villa. Purtroppo il tempo manca per visitare la cappella gentilizia situata a Nord del parco. Si presuppone sia stata costruita nel 1500, e all’interno è situata una pala della Madonna. Nei pressi della cappella si possono vedere anche i resti di ciò che una volta era una serra.

Gli interni della villa ci sorprendono alquanto. I lavori di ristrutturazione hanno sporcato e tolto la bellezza alle antiche mura e gli affreschi che a sua volta le decoravano.
Appena entrati capitiamo in un salone centrale sul quale si affacciano quattro stanze laterali e due vani. Il tutto sempre molto spoglio e simmetrico.

A darci “una boccata d’aria” sono le scale ellittiche. Ad affiancarci nella nostra ascesa ci sono altri affreschi raffiguranti finti basamenti, statue e colonne tortili.

Il piano superiore si sviluppa come il piano sottostante, se non fosse per alcuni affreschi ben conservati e probabilmente attribuibili ad alcuni pittori ferraresi. Le varie allegorie dipinte  rendono omaggio alla Repubblica di Venezia. Si possono osservare infatti l’allegoria della Libertà e della Vigilanza, della Prudenza e del Governo della Repubblica, con tutti i vari significati annessi.

L’ultimo piano per nostra sfortuna è completamente spoglio di qualsiasi cosa anche se in una stanza troviamo una scala in legno che porta nella soffitta. Soffitta che a parte ospitare qualche ragnatela e qualche ragno, non contiene alcunché di interessante. Dal di sopra possiamo godere attraverso una delle finestrelle quadrate una vista eccezionale sul parco, sulla strada e sul canale.

Un tramonto colora le pareti di un’arancione molto fievole, un giallo ocra e poi scompare lasciando solo delle vaghe ombre in movimento. Il buio fa la sua comparsa piano piano, e così decidiamo di lasciare questa bellissima villa prima che un altro omicidio sia compiuto dal fantasma della contessa.

Sulla mappa:

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