Dopo la stazione dei treni, era come se fossi entrato in una palla di neve: uno dopo l’altra i posti abbandonati apparivano come funghi.
Video
Posizione
I luoghi abbandonati che andrò a descrivere di seguito sono sparsi in zone diverse per tutta Sokhumi. L’entrata per ognuno di essi è facilmente accessibile.
Storia
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica nel 1990, Sokhumi dovette affrontare la Guerra Georgiano/Abcasa che portò immensi danni alla città stessa.
Descrizione
Appena lasciata la stazione, sulla strada verso il centro, intravedo altri due luoghi abbandonati. Un’edificio mostra la sua facciata giallo ocra ormai decadente, le finestre a pezzi, l’erba che esce dai muri e le piastrelle che si fanno strada tra le fessure del pavimento.
Dall’altro lato della strada un altro edificio, questa volta ricoperto da un telo che in cirillico reca il nome dell’inno nazionale dell’Abcasia “Vittoria” con il numero 25. Mi incuriosisce, perciò decido di attraversare la strada e m’intrufolo dentro con tutto lo zaino.
Il dolce scorrere dell’acqua rompe la quiete e il silenzio. Dapprima non è molto forte, ma avvicinandomi man mano alla fonte lo diventa sempre di più. La mia curiosità mi conduce attraverso tre stanze apparentemente vuote per poi arrivare nel mezzo di un atrio, dietro ci sono le scalinate e davanti il piano terra è inondato completamente d’acqua. Se il piano dove mi trovo ora non fosse sopraelevato a quest’ora avrei già l’acqua alle ginocchia. Camminando inciampo su pellicole di qualche film che si arrotolano attorno alla mia caviglia.
Salendo le scale arrivo al primo piano, decido di muovermi con cautela, senza far alcun passo falso. Il pavimento è instabile e il soffitto sopra alla mia testa ancor di più. La cornice di un quadro giace vicino a un battiscopa, con dell’edera che lo avvolge gentilmente.
Il secondo edificio abbandonato si trova nel centro di Sokhumi, di fronte al parco della libertà, coperto da un lungo telone rosso che sembra voglia mascherare il terribile passato di un paese che è stato in guerra. Una delle battaglie più sanguinose durante la guerra georgiana-abcasa ebbe luogo nell’antico palazzo del Consiglio dei Ministri, situato proprio nel centro di Sukhumi.
Durante il conflitto, proiettili di piccolo e grande calibro lo colpirono e ad un certo punto l’edificio fu sventrato dalle fiamme. I georgiani di Sukhumi furono brutalmente massacrati dagli Abcasi nel tentativo di mantenere il controllo della regione, anche se alcune voci dichiarano che la violenza fu invece perpetrata dalle forze di sostegno russe.
“Abbiamo in mento di ricostruirlo”, comunica il capo di stato Raul Khajimba. “I fondi sono il vero problema”.
Un passato che ritorna, una memoria che riaffiora attraverso le pareti in pietra annerite dal fuoco e i fori di proiettile che penetrano nel profondo dell’animo.
All’interno della struttura, passato sotto il telone, il grigiore e il nero delle pareti bruciate si trasforma quasi in un verde scuro, causa il muschio e le felci. L’immondizia abbandonata nelle stanze prende il posto dell’erba, e le barre d’acciaio rigide sostituiscono l’edera. Ogni parete trasuda violenza e terrore, fiamme e polvere, e ancora l’odore dell’acciaio arrugginito e il rumore degli spari che riecheggiano nelle stanze.
L’accesso ai piani superiori (in totale dodici) è bloccato da alcune sbarre, perciò raggiungo solo il primo piano, da cui comunque si ha una vista decente. Da dietro il telone spio. Macchine nere con i finestrini oscurati sfrecciano da un lato all’altro della struttura, dove ora sono situati altri uffici governativi.
Nell’edificio accanto la situazione è la stessa, se non fosse per alcuni piani che mancano completamente. Anche qui bisogna stare molto attenti in quanto il pavimento, pur essendo in cemento armato, è tappezzato di buchi.
Camminando per la città si possono osservare altrettanti relitti. Ogni casa abbandonata ce ne sono due abitate. La popolazione di Sokhumi ammontava a 120000 abitanti nel 1989, ora se ne contano solo 62000. Chi vive a Sokhumi ci ha fatto l’abitudine a vivere nel mezzo dell’”abbandono”, e proprio questo “abbandono” è diventata una meta turistica per i più appassionati e curiosi turisti di luoghi abbandonati.
Sulla mappa:
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