Primo giorno in Abkhazia, prima volta in autostop, primo luogo abbandonato.
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Teatro Zimniy
Il teatro Zimniy si trova di fronte al l’attrazione turistica della “Kolonnada”, dall’altro lato della strada. Il suo edificio sorge su Primorsky Boulevard, a pochi passi dal Mar Nero.
Cinema Gagra (Teatro d’inverno)
Gagra Cinema (Winter Theatre) è uno delle sale cinematografiche più famose della città che prese il nome dalla città ospitante, Gagra. Questa istituzione divenne un cinema solo sotto i bolscevichi, poiché prima di allora si chiamava Teatro d’Inverno. Si suppone che Zurab Tsereteli stesso sia stato l’architetto di codesto edificio.
Il cinema è una brillante rappresentazione dello stile classico, il Palladio arriva anche qui: la parte centrale e le due ali laterali, le colonne rigorose vicino all’ingresso principale e i timpani antichi che le incoronano. Sono presenti tutti i segni del classicismo! Ogni ala aveva, per così dire, la propria specializzazione. Nella parte destra proiettavano i film, e in quello di sinistra c’erano gli spettacoli dal vivo. L’edificio, come molti altri, è stato danneggiato dalle raffiche di artiglieria.
Esplorazione urbana in Abcasia
Come biglietto di benvenuto i signori che mi hanno offerto il passaggio mi lasciano nella parte vecchia della città di Gagra, di fronte a un maestoso teatro abbandonato. Nemmeno il tempo di comprarmi qualcosa da mangiare che mi affretto ad esplorare la zona antistante, dove il giardino e i due leoni che fanno da guardia alla struttura mi accolgono.
L’edificio si apre a me quasi volesse invitarmi a danzare, ed io accolgo pacatamente l’invito. La stanza centrale mi guida nelle due laterali, dove rispettivamente venivano proiettati i film e gli spettacoli dal vivo.
Un blu molto sbiadito, reso ancora più cupo dalla mancanza di luce e dall’umidità, mi accoglie nella sala degli spettacoli. Gli unici ad esibirsi sono i raggi del sole che fievoli entrano e si riflettono attraverso le porte e le pareti.
Nel cinema vengono mostrati gli infissi e ciò che resta della costruzione in calcestruzzo armato. Uno scheletro che oramai è stanco di danzare.
Nel retro del teatro la natura si è fatta strada abbracciando le diverse colonne che vanno a reggere la struttura. Di tanto in tanto l’edera viene a dare una sbirciatina e fa capolino attraverso le finestre.
Salgo al secondo piano attraverso scale pericolanti. Dall’alto riesco ad arrocchiare ad altri turisti che premurosi e quasi pacati nei movimenti si avventurano all’interno dell’oscuro silenzio. La vista dalle finestre è mozzafiato: davanti di me il mare, dietro le colline e poi le montagne. Il verde la fa da padrone.
Dagli spalti del secondo piano si può godere di una vista assolutamente superba, sebbene di spazio ce ne fosse ben poco.
Esco euforico dal teatro, sapendo che ad aspettarmi ci sono un altra miriade di posti abbandonati.