Il Naufragio dei Rohingya a Shaheed Dweep

Vessel containing 160 Rohingya refugees wrecks on Neil Island, Andaman Islands

Il mondo abbonda di luoghi abbandonati, ognuno con una storia da raccontare. Ma cosa succede quando un luogo abbandonato diventa lo scenario di un dramma umano? Questo è il caso di Shaheed Dweep (precedentemente conosciuta come Neil Island nell’arcipelago delle Isole Andamane), teatro di un tragico naufragio che ha coinvolto un gruppo di Rohingya in fuga dal Myanmar.

Vessel containing 160 Rohingya refugees wrecks on Neil Island, Andaman Islands

La Fuga dalla Persecuzione

Il 23 dicembre 2023, la sala di controllo della polizia di Port Blair ricevette una segnalazione da parte dell’intelligence locale riguardante movimenti sospetti di un’imbarcazione vicino a Shaheed Dweep. Diverse agenzie di sicurezza costiera, tra cui la marina, la guardia costiera e la polizia marittima, si mobilitarono immediatamente e intercettarono la nave. L’imbarcazione era partita dal Bangladesh circa 14-15 giorni prima con 180 Rohingya a bordo, tra cui 47 donne e 59 minori. Il loro obiettivo era raggiungere l’Indonesia per sfuggire alla dura repressione militare in Myanmar.

Il Naufragio e la Sopravvivenza

Tra le due imbarcazioni partite, una fu catturata dalla guardia costiera e respinta verso acque internazionali. L’altra, invece, raggiunse le coste di Neil Island il 23 dicembre 2023, ma non ebbe la stessa sorte: la nave affondò. Si salvarono 160 persone, ma il destino del capitano rimane un mistero. Secondo alcune testimonianze, l’uomo potrebbe essere fuggito dopo il primo giorno di navigazione.

Vessel containing 160 Rohingya refugees wrecks on Neil Island, Andaman Islands

La Situazione sull’Isola

Viky, un istruttore di immersioni di “Vibes and Dives“, fu tra i primi soccorritori ad arrivare sul luogo del naufragio. Racconta di aver trovato molti bambini malnutriti. Per due giorni, i sopravvissuti furono trattenuti negli uffici municipali di Neil Island, dove ricevettero cibo e cure mediche. Successivamente, vennero trasferiti a Port Blair e sistemati in un rifugio temporaneo in attesa di disposizioni da parte del governo centrale.

Vessel containing 160 Rohingya refugees wrecks on Neil Island, Andaman Islands

Meglio un Naufragio che l’Indonesia?

Secondo Viky, forse per i Rohingya fu una fortuna che la nave affondasse vicino a Neil Island. Infatti, durante il Natale del 2023, l’Indonesia fu teatro di forti tensioni per l’arrivo dei rifugiati Rohingya. Alcuni segmenti della popolazione locale manifestarono ostilità, mentre il paese affrontava proteste su questioni politiche e sociali più ampie.

Vessel containing 160 Rohingya refugees wrecks on Neil Island, Andaman Islands

Un Destino Sconosciuto

Ma cosa è successo ai Rohingya dopo il loro arrivo a Port Blair? Una mia piccola ricerca condotta in una sola serata ha portato a un vicolo cieco. Visitando tre diverse moschee nella città, nessuno sembrava aver visto o sentito parlare di loro. Un uomo suggerì di controllare nella zona di Bhathu Basti, dove vive una numerosa comunità musulmana, ma il tempo per approfondire la ricerca non era sufficiente.

Vessel containing 160 Rohingya refugees wrecks on Neil Island, Andaman Islands

Ipotesi

l destino di questi rifugiati Rohingya è avvolto nel mistero, ma possiamo fare alcune ipotesi basate su dinamiche simili che si sono verificate in passato. Ecco alcune possibilità:

Se le autorità locali li hanno rilasciati o li hanno lasciati in sospeso, potrebbero aver cercato di proseguire il viaggio verso paesi più accoglienti, come la Malesia o l’Indonesia.

Detenzione e Rimpatrio

L’India non è firmataria della Convenzione sui Rifugiati del 1951 e spesso tratta i Rohingya come immigrati illegali. È possibile che siano stati detenuti a lungo termine o addirittura rimpatriati in Myanmar o Bangladesh, nonostante il pericolo per le loro vite.

Lavoro Nero e Sfruttamento

Senza documenti e protezione legale, molti rifugiati finiscono nel lavoro nero. Potrebbero essere stati costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento, magari in settori come l’edilizia, la pesca o l’agricoltura, dove la manodopera a basso costo è richiesta.

Traffico di esseri umani

La rotta dei Rohingya è spesso bersaglio di reti criminali che li vendono come manodopera forzata o li coinvolgono in attività illecite. Potrebbero essere stati separati e trasferiti altrove da trafficanti.

Fuga verso un’altra destinazione

Se le autorità locali li hanno rilasciati o li hanno lasciati in sospeso, potrebbero aver cercato di proseguire il viaggio verso paesi più accoglienti, come la Malesia o l’Indonesia.

Vessel containing 160 Rohingya refugees wrecks on Neil Island, Andaman Islands

Posizione urbex:

Lascia un commento