Per te, o mio Dio, rinuncio alla casa e ogni mio bene materiale. Mostrami la porta del paradiso!
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Posizione
La villa si trova nell’area metropolitana di Venezia. Per entrare dovrete fare attenzione ai vicini dal lato opposto della strada (più volte è successo che hanno chiamato la polizia). L’entrata tuttavia è facilmente effettuabile dalla strada passando attraverso il cancello lasciato aperto, o dal retro.
! La porta che conduceva alla chiesa è stata chiusa, per cui non è più possibile visitarla!
Storia
Quel poco che si conosce riguarda i precedenti proprietari e la loro impresa agricola di granoturco. Ora a possedere l’immobile sono due fratelli in lotta perenne sul tenere in piedi la villa e restaurarla, o abbatterla.
Descrizione
La villa è un piccolo gioiello fermo a un’altra epoca, cristallizzato in uno spazio tempo tutto suo. Il luogo è conosciuto col nome di Villa del Lancista (per via delle due Lancia parcheggiate nel garage) o Villa Cereali che prende il nome dall’attività di famiglia.
Infatti, nel sottoportico e nel garage troviamo due lancia, e una delle due una Lancia Appia, innovativa a quel tempo per via della porta posteriore che si apriva controvento. Lancia era anche un marchio indelebile dell’alta borghesia, e tra le più antiche case automobilistiche italiane. Questo ci fa ben pensare a quanto i proprietari potessero appartenere a una classe benestante.
Per tutta l’esplorazione siamo sommersi da stimoli continui, a partire dall’innumerevole quantità di fotografie, oggetti, ricordi di famiglia, e per non finire vestiti. Nomi come Giuseppina Bullo, Ida Visentin, Converso Giovanni diventano un mantra.
Ogni dove sono sparse carte d’identità con informazioni sulla data e luogo di nascita, e sulla morte. Troviamo anche decine di foto post mortem, di moda durante l’età Vittorniana (1837-1901), ma oramai entrata in disuso. Era solito ricordare il volto dei defunti con un’ultima foto, alle volte cercando di rappresentare i cadaveri come se fossero in vita.
Angeli, santi, rosari, la Vergine Maria, Gesù ci accompagnano per tutta la visita. Tutte le stanze ne sono fornite, e questo ci fa capire quanto i padroni di casa fossero credenti e profondamente religiosi. Dio a portata di mano, onnipresente e allo stesso tempo trascendente. Sussurri ed echeggi negli spazi più angusti, che da quei morti ci venga una devozione ancora maggiore. Nel giardino di casa i proprietari avevano anche una chiesa oramai non più accessibile.
All’ultimo piano troviamo diversi attrezzi agricoli, una moltitudine di scarpe, mobili e dulcis in fundo una culla con la carrozzella. Un gioco di altalena, dove desideri inattuati viaggiano sulle ultime onde e il volto fluttua nell’aria con l’ultimo raggio di sole che si strizza, si preme, si pressa per incunearsi attraverso gli scuri, trafiggendo la polvere ma sfiorando leggermente i nostri visi.