Al giorno d’oggi l’influenza della Cina si fa sentire in qualsiasi parte del mondo. Dal più remoto paesino dell’Africa alle grandi metropoli Europee e Americane. Ancor di più in Malesia dove vi sono alcune città dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Qui una volta a comandare erano i vari clan cinesi che si contendevano tra loro il potere.
Posizione
Come in Georgtown, anche in Malacca vi troverete a visitare alcune case ed edifici in stile cinese, oggi chiusi o abbandonati.
Una di queste si trova non molto distante da Klebang beach, nella strada che da Malacca porta a Tanjung Keling. L’ex residenza cinese si affaccia direttamente sulla strada.
Storia
Malacca vanta un ricco patrimonio storico e culturale grazie al contributo di Malesi, olandesi, portoghesi e britannici.
Non bisogna dimenticare che però tra l’inizio del diciannovesimo e la metà del ventesimo secolo ci fu una forte immigrazione (particolarmente gli “Han”) che si spostò dalla Cina alla Malesia alla ricerca di un lavoro
I segni più decisivi sono stati lasciati dai primi clan e famiglie cinesi, le quali dedicarono le proprie case ai loro rispettivi patroni-divinità e antenati, lasciando il tutto inciso nelle tavolette di legno o di metallo che si trovano nel fronte dell’abitazione. La tradizione cinese ha portato a Malacca pure il sistema “Kongsi”, caratterizzato da un gruppo coeso basato sulla fratellanza.
La parola “Kongsi” è stata assorbita dalla lingua Malese e oggigiorno ha il significato di “condividere”. Un “Kongsi” è un gruppo d’individui che provengono dalla stessa area della Cina o che condividono uno stesso dialetto. Questo giocò un ruolo fondamentale per i nuovi arrivati a Malacca, ai quali veniva subito offerto aiuto e protezione.
Descrizione
Ogni angolo è una sorpresa, ogni strada una magia. A Malacca, come in Georgtown, abbiamo la nostra macchina fotografica in mano pronta a scattare qualche foto. I colori, lo stile, l’ambientazione: il tutto è come se ci fosse un pre-filtro sulla nostra lente. Sulla nostra strada per raggiungere la villetta c’imbattiamo in una chiesa abbandonata e in altre case chiuse. Dopo aver preso un “grab” e finalmente aver raggiunto la nostra meta (una residenza cinese risalente al 1927), incominciamo l’ esplorazione.
Adocchiamo anche un’altra struttura abbandonata nelle vicinanze e quindi decidiamo di tenere il meglio per ultimo. Per addentrarsi bisogna superare e passare attraverso delle erbacce, così decidiamo di sacrificare le gambe per qualche secondo. All’interno sono rimasti un piccolo altare con due piccole portacandele e un vaso nel mezzo, un mobile e una tecla in vetro. Muovendoci in altre stanze notiamo come la natura si sia appropriata del costrutto umano. Alberi, rami e arrampicanti che coprono muri, fanno breccia nelle fessure e si fanno spazio nei solai del pavimento. A fare da contorno a tutto questo l’estrema umidità e il caldo soffocante.
Passando di casa in casa, arriviamo all’edificio principale, ovvero quello che ci ha colpito di più. Colonne in stile ionico, con motivi orientali in tutto il fronte e il terrazzo. Ci addentriamo pian piano per finire in un mondo tutto diverso. Una specie di biosfera in miniatura, un avatar vero e proprio.
Ma l’atmosfera è tutta diversa e niente ci fa ricordare la Cina. Ogni muro, ogni sfumatura di grigio e nero, ogni singolo arrampicante ci costringe in qualche modo a fotografarlo. “Spettacolare, davvero spettacolare! Avevo ragione a ritornare in questo posto!” dice Jacopo ad alta voce.
Non riusciamo bene a riconoscere ogni stanza se non fosse per l’ultima in fondo, con alcuni posti a sedere quasi fosse una specie di sauna o bagno comune. Una patina di verde muschioso si eleva ad alcuni centimetri dalle piastrelle.
Nello spigolo centrale ci sono una dozzina di scarpe, lasciate a marcire e ricoperte da alcune lattine di cibo. Le scale che portano al piano secondo non sono in buone condizioni e così lasciamo perdere.
Un passo fuori da questa casa e già mezza giornata è andata. Il nostro ultimo giorno nel sud est asiatico, uno degli ultimi posti abbandonati in questa bellissima parte di mondo. Ringraziamo e incominciamo a fare autostop per ritornare in centro.
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