Qual è il tuo talento? -Costruisco castelli in aria grandissimi. – E poi? -Tappo le orecchie per non sentire il rumore che fanno crollando.
Posizione
Invisibile a prima vista eppure così imponente, prende il nome dal piccolo paesino dove è costruito, nel cuore della campagna emiliana tra Ferrara, Bologna e Modena. Coperto dalla vegetazione, si trova lungo la strada ed è facilmente accessibile dal cancello o dalle recinzioni circostanti. Bisogna fare attenzione perché il castello è sorvegliato dagli abitanti della zona e da un custode, ciò per evitare che i vandali possano rovinare ancor di più questo posto.
Galeazzo Pepoli e Alessandro Falzoni Gallarani
Il castello è stato costruito in vari momenti. La parte più antica è la torre principale, costruita nel XIV secolo che prende il nome di “torre Anna” in onore della moglie del condottiero Galeazzo Pepoli che la fece costruire. Nel 1870 fu comprata da Alessandro Falzoni Gallarani, un nobile famoso per il buon gusto riguardo l’arte e stimato musicista dell’epoca che fece ampliare il progetto costruendo quello che diventerà il castello vero e proprio in stile neo-gotico, completo di giardino. Lo scopo principale era quello di utilizzarlo come residenza della famiglia: fra le 100 stanze sono infatti presenti numerose camere da letto (per nobiltà e servitù), cucine, scantinati, soggiorni e cucine.
Veloce come Vandalo, il cavallo del Risorgimento
“Veloce come Vandalo” era un modo di dire del tempo per indicare il cavallo più veloce in assoluto. Vandalo era infatti un cavallo italiano che vinse oltre 300 corse anche all’estero, e che aveva la stalla lì. Dopo innumerevoli vittorie ed essergli stato attribuito il titolo fittizio di “cavallo del Risorgimento” il suo primo padrone re Vittorio Emanuele II decise di usarlo come cavallo da calesse. Si dice che una volta accompagnò il padrone a vedere una gara all’ippodromo e che al suono della campana ci vollero ben 4 persone per tenerlo fermo
Clarck Anthony Lawrence e Reading Retreats in Rural Italy
Nella primavera del 2002, Clarck Anthony Lawrence, americano benestante, acquistò il castello e vi trasferì la sede dell’associazione culturale “Reading Retreats in Rural Italy”. Lo scopo dell’associazione era promuovere il turismo e condividere l’arte del castello (che spaziava da innumerevoli affreschi a una raccolta di più di 3000 libri) organizzando eventi come soggiorni di lettura, mostre, concerti, voli in mongolfiera, passeggiate nel parco ricco di piante di vario tipo ecc. La cosa ebbe successo attirando turisti da tutto il mondo.
Un terribile terremoto!
Nel 2013 un terribile terremoto però fece crollare in più punti il Castello, e l’associazione non poté porre rimedio a questa catastrofe. Le successive scosse degli anni seguenti non migliorarono la situazione, e l’associazione con il proprietario del castello furono costretti ad abbandonarlo così com’era, salvando il più possibile. Non ha però perso la sua fama, rimanendo una meta per gli esploratori più impervi. Una buona parte delle opere sono ancora intrappolate fra i mattoni dove si possono ammirare bellezze trascurate ed in bilico causa la condizione in cui versa il castello.
Il castello del Gigante
La parte superiore del castello è in gran parte crollata, come la torre Anna che non ha resistito al terremoto. La struttura inferiore (piano terra) presenta i segni della catastrofe ma è ancora in piedi.
L’ala di sinistra del castello è un parco delle meraviglie dove oggetti di vita quotidiana e non solo, sono ancora racchiusi e intrappolati all’interno. Cibo in scatola, barattoli in vetro con spezie, locandine, candele, fiori essiccati, libri in tutte le lingue (una vera e propria stanza colma di libri), una televisione, una lavatrice e molte altre cose. Attraverso una parete crollata, sotto il rumore di tegole e lo scricchiolio delle travi, si giunge in una stanza alquanto inquietante a prima vista. Un magazzino -probabilmente adibito ad ospitare vestiti, oggetti, maschere, travestimenti di halloween e vari oggetti di scena – mostra al suo centro un manichino di cartapesta appeso con una lunga catena fino al soffitto. Il manichino si muove lentamente, girando continuamente su sé stesso, controllando ogni angolo della stanza come se lui fosse il guardiano e potesse stabilire chi può e chi non può entrare.
Il castello oggi
Il primo piano è facilmente raggiungibile con una scala a muro. Un’occhiata ed ecco pareti dipinte di azzurro, porte colorate di rosso, peluche ovunque e sopra il comodino un libro “Il paese saccheggiato”. Sembra quasi di essere in un altro mondo, catapultati nel paese delle favole! Nell’angolo a destra un letto matrimoniale con vicino un divano, appeso da una parte con delle corde. Il resto del piano giace in rovina.
Dal giardino centrale è possibile godere della vista a 360 gradi del castello intero. Maestoso quanto impotente di fronte alla forza della natura. Dalla torre trecentesca, partendo da una porta in alto, scende giù una carrucola. Due altalene, nascoste da alcuni rami d’albero, cadono aspettando il ritorno di qualcuno che le possa nuovamente “utilizzare”. Sotto l’ombra di un’imponente magnolia si trova un tavolino in legno, con apposite sedie ricavate da tronchi d’albero. Finalmente una tregua dal sole cocente di mezzogiorno! Una macchina -una volta appartenente a un ospite del castello e amico del padrone- si trova ora schiacciata sotto decine di chili di mattoni.. L’auto distrutta giace proprio davanti alla stalla del famoso cavallo da corsa “Vandalo”(vedi sopra per la storia). Un giro attorno al perimetro e si scopre che quasi tutti le entrate sono murate se non per un buco nel muro, nelle vicinanze del cancello secondario. Una alla volta ed ecco che si passa tutti.
Alcune stanze vuote, un gabinetto e una cantina con delle bottiglie di vino (non piene). Questo è ciò che ci s’imbatte per arrivare fin sopra dove incomincia la strada per arrivare alla “vera” e antica parte del castello. Bisogna fare parecchia attenzione ai buchi nel pavimento, dove alle volte manca del tutto un posto per poggiare i piedi. Si attraversa così una trave in legno che, passando sopra la stalla del nostro amico Vandalo, ci conduce all’entrata di un altro mondo. A prima vista si crede di essere in qualcosa di surreale e si viene accolti subito da una sensazione di incredulo sbigottimento.
Tutto è come se fosse stato cristallizzato nel tempo: un tavolo con dei libri sopra e delle poltrone attorno, un armadio e un mobile a specchio, un camino e dei fiori in un vaso. Sopra a noi una volta dipinta. Tutto ciò non si limita solo a quella stanza, continuando a camminare è possibile ammirare altri bellissimi soffitti dipinti, oggetti lasciati alla polvere (come possono essere giradischi o bauli pieni) e ornamenti. La parte a mio parere che più può impressionare si trova nel corpo centrale. Una scalinata in marmo che dolcemente scende…una vecchia carta geografica copre quasi interamente la parete…sopra il soffitto è costellato di stemmi, ognuno diverso dagli altri. Da una parte la cucina, dall’altra un piano completamente crollato (chissà cos’altro può essere sepolto sotto quelle macerie). Passando per l’unico passaggio possibile che conduce alla torre si può intravedere una libreria e una bellissima poltrona colorata.
Un’altra stanza maledettamente affascinante: due sedie con accanto due lampade e un tavolino con un set da the. Di fronte il camino. Facile è stato capire il passaggio di molti altri urbex che, attratti da questo tesoro, hanno “addobbato” e disposto a loro piacimento gli oggetti. La sala da pranzo e la cucina sono ancora tutte intatte, con i vari piatti e posate sopra il tavolo. Nel mobiletto diversi vini. In cucina lo scolapasta, pentole, una coppia di coca-cola ancora confezionate.
Nella strada verso la torre ci si imbatte nelle stanze da letto e perfino in una cappella, munita di bibbia, crocefisso e alcune foto incorniciate di Gesù Cristo e altri santi. Negli ultimi piani i corridoi sono praticamente tutti crollati, quindi raggiunger la torre diventa un’impresa ancora più ardua. La scalinata a chiocciola è molto lunga, quasi interminabile. Finalmente però, all’ultimo piano, si può godere di una vista senza precedenti. Campi tutto attorno, una brezza che ti accarezza il viso e il sole che lievemente ti colpisce sulla nuca.
Questo castello rappresenta uno scenario di vita, un qualcosa di vivo e di non dimenticato. Non dimenticato da chi ricorda e da chi fa rivivere momenti – di normale quotidianità e non-. Urbex, questo fa parte del nostro lavoro. Riportare al presente ciò che è stato lasciato nel passato.
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